Laboratorio di Formazione e Gestione per l’apertura delle BdT tenutasi a Roma dal 20 al 22 settembre 2017 dal Gruppo della Formazione dell’ANBDT
FACILITATORI E OPERATORI:
Maria Luisa Petrucci, Sofia Mannozzi, Grazia Garavini e Giulia Forino, Sergio Zamarella del centro volontariato SPES.
Hanno partecipato “corsisti” di 20 BdT di Roma e provincia oltre alla dott.ssa Benedetta Zatti dell’Ateneo di Padova, Licda Evelyn Paiz e Daniel Guzman di Villa Nueva, Guatemala.
SINTESI DEI CONTENUTI E DELLE MODALITA’ OPERATIVE DEL LABORATORIO
Intervista a coppie sulle aspettative, sul dare e ricevere dai 3 gg di formazione
Progetto politico sociale: che cosa vogliamo portare nei contesti, nel territorio di riferimento. Non si può operare senza avere chiaro quali sono i nostri valori, poi ci sono gli sportelli (parte operativa) e gli sportellisti, che devono essere un pò psicologi, un pò sociologi. Lo scambio fa crescere il capitale sociale del territorio: tessere relazioni abbatte le barriere sociali, crea fiducia tra le persone (oggi come non mai abbiamo bisogno di questo). Le BdT sono progetti di inclusione, le persone sono tutte uguali, hanno pari dignità.
Le BdT in applicazione dei decreti attuativi sono entrate nel terzo settore: Sergio Zanarella ci spiegherà perché questo è molto importante. Lui ha collaborato alla stesura dello Statuto dell’ANBDT.
Sciogliamo alcuni dubbi
– le BdT rubano il lavoro:
Le persone non possono chiedere che qualcuno vada tutte le settimane a fare baby-sitter, colf ecc..: le prestazioni sono occasionali e si reggono sulla fiducia (le persone si conoscono prima, in sede e durante i laboratori) -> rete fiduciaria. In ogni caso, chi chiede un “servizio”, una “prestazione” il più delle volte non potrebbe permettersi di pagarlo in moneta, non lo acquisterebbe nel mercato. Inoltre, attraverso le relazioni e gli scambi di tempo, si possono attivare conoscenze e costruire “ponti” anche per chi sta cercando lavoro (che, naturalmente, sarà svolto al di fuori dei contesti della BdT);
– dare senza ricevere:
Apparteniamo al mondo del volontariato, ma non siamo volontariato in quanto vige la regola della reciprocità e dello scambio paritario.
La prima associazione laica in Italia è la BdT: se diamo dobbiamo ricevere. Alla base c’è un concetto culturale: la dignità di ogni persona (Sennet, libro sulla dignità -> il welfare che abbiamo conosciuto è di tipo assistenziale, quindi “umiliante” per chi riceve). Entrare in relazione perché ci si aspetta qualcosa dall’altro (non è uno scambio biunivoco, ma c’è una rete -> circolarità degli scambi e rete tra le BdT nel territorio, in Italia e in Europa e ora anche oltre – Guatemala).
Nella reciprocità e nello scambio paritario diventiamo tutti soggetti.
La funzione delle BdT è quella di far fare un salto culturale: con le relazioni tessiamo il tessuto sociale. Costruzione di legami sociali, contributo all’identità di un territorio (attori soggetti e oggetti delle politiche del welfare).
Abilità del colloquio: ascoltiamo i bisogni, le aspettative, il colloquio è fondamentale.
Chi siamo e cosa facciamo?
Primi anni 90 ad opera di un sindacato: segretaria donna che seguiva i pensionati e le donne, che correvano come dannate.
1995 in Emilia Romagna (Sant’Arcangelo) le donne decidono di aiutarsi a vicenda per poter partecipare alla vita politica, in testa la sindaca.
Nostre radici, valori profondi -> tipicità italiana: rapporti di buon vicinato soprattutto nelle campagne (conoscersi, condividere, necessità delle persone operaie e contadine, prassi di mutuo aiuto), il pensiero femminile degli anni ‘80 sui tempi di vita e valorizzazione del lavoro di cura (le donne hanno elaborato un pensiero sulle condizioni della propria vita: le donne non potevano andare a lavorare oppure non sapevano come gestirsi nell’organizzazione dei tempi di vita e di lavoro, che non sono problemi solo delle donne, ma delle famiglie, delle città e della società).
Armonizzare i tempi di vita e di lavoro: da problema individuale a problema collettivo. Tentativo di armonizzare da parte delle Amministrazioni comunali (Piano dei Tempi della Città) -> art. 27 legge 53/2000: sollecita le amministrazioni comunali ad aprire le BdT.
Un’ora di tempo mio= un’ora del tuo: pari dignità tra persone: infranto le regole dell’economia di mercato
Elementi connotativi: reciprocità, scambio paritario attraverso il tempo.
Reciprocità: relazione tra uguali. Il cittadino nella BdT non è “suddito”/assistito, le BdT sollecitano la cittadinanza attiva.
Scambio per soddisfacimento di bisogni che difficilmente troviamo sul mercato, ma anche realizzazione di sogni.
Es. pensione=perdita dell’identità sociale. La BdT restituisce questa dignità -> attiva processi di miglioramento dell’autostima (i medici consigliano le BdT perché fanno bene alla salute).
Il tempo come dono: le ore scambiate sono contabilizzate, tempo come quantità, ovvero il numero di ore che dedichiamo allo scambio. Questa direzione individua lo scambio di servizi come uno scambio di equivalenti quanto un’ora vale un’ora qualunque sia l’attività scambiata ed è il tempo che noi contiamo, registrandolo nel software.
Ed è propriamente questo aspetto che dà respiro alla transazione. Lo scambio di competenze diviene anche scambio di esistenze, se è vero che nella competenza (o nel sapere) costruiti nel corso del tempo si cela la trama narrativa della vita di ciascuno noi.
Il modello di riferimento: amicizia politica.
Bene relazionale: l’utilità non è esclusa, ma il bene relazionale presuppone alcuni momenti che devono essere realizzati affinché il bene relazionale avvenga. Non si conclude perché “entro in relazione con l’altro”: la relazione deve durare nel tempo, deve potersi trasmettere agli altri, deve esserci qualcosa che costruisci attraverso la relazione, che va al di là della cosa scambiata (cfr. Zamagni e Donati). Negli ultimi anni si parla di PIF (misura il benessere e il livello di felicità di una Nazione).
BdT -> configurazione “politica” (non partitica) = contribuisce a rendere la vita della Polis più ricca di relazione e di partecipazione civile. Protagoniste delle politiche del welfare di comunità. Città connettiva – Assessorato del Tempo (“Le città non sono solo scambi di merci: sono scambi di gesti, parole, emozioni, memorie, tempo, storie” – Italo Calvino).
Come si mantiene una BdT (spese vive di gestione) ? Con le quote associative, progetti Enti pubblici, contributi 5 per mille, contributo soci, attività di raccolta fondi.
Sergio Zamarella, formatore del CSV -> parte giuridica
Società per Azioni/Borsa Valori: Zamagni e altri hanno scritto tanto su questi “termini”. C’è un’identità dietro a ciascuna Associazione. Corpo intermedio tra Stato e singolo. Perché ti “escludo”? Perché ho una mia specificità?
Non confondere il contenitore con il contenuto (enti non profit): associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, associazioni culturali.
Codice unico del Terzo Settore, Decreto Legislativo 117/2017, art. 5, lettera w. Riforma del Terzo Settore: riconoscimento di una metodologia specifica per attuare attività che sono comuni a tante altre organizzazioni.
ODV (di volontariato) -> prestazione di carattere solidale che, tramite un proprio socio, la rivolge verso l’utente finale (persona svantaggiata).
APS (promozione sociale) -> welfare generativo, attività di utilità sociale, relazione reciprocità. L’utente finale può restituire sia al socio che all’associazione di promozione sociale, la quale, a sua volta, può dare tempo al socio o all’utente finale. Correntista e socio non per forza devono coincidere.
ONLUS (senza scopo di lucro) -> attività di solidarietà a pagamento. Servizi e attività verso l’esterno non sono gratuite. I soci possono essere retribuiti.
Con il Decreto le ONLUS non esistono più, sparisce il registro (fino a quando non sarà istituito il registro unico, cmq “sopravviveranno”).
Attività di interesse generale è la nuova dicitura stabilita dal Decreto (Legge 117/2017, 3 agosto) e ci sarà un registro unico -> necessità di avere un Testo Unico che disciplinasse tutto il Terzo Settore (Codice unico del Terzo Settore =104 articoli).
Esistono: organizzazioni di primo livello (aderiscono le singole persone) e organizzazioni di secondo livello (aderiscono associazioni, es ANBDT). Problema di essere soci di queste ultime è che la maggior parte dei soci deve essere ODV (non APS).
Registro Unico Nazionale dovrebbe essere pronto tra 18 mesi: sarà possibile iscriversi a questo Registro (predisposto dal Ministero) con modalità uniformi per tutte le BdT. Tutte le associazioni dovranno adeguare gli statuti alla nuova normativa. Per quelle costituite dopo agosto 2017, ci sarà solo la trasmigrazione automatica dal Registro regionale a quello nazionale unico. Si applicano le regole precedenti fino a quando non viene attuato quanto previsto dalla nuova normativa. Del Registro Unico sappiamo che ci sarà una sezione dedicata al volontariato, una alla promozione sociale, una non si sa come si chiamerà (assorbirà le ONLUS). Commercio equo e solidale, agricoltura sociale, ecc… saranno comprese in una di queste categorie (ad oggi, sono attività che non possono essere attualmente iscritte nel Registro del volontariato).
Codice Etico: speriamo che nei Decreti attuativi vengano inseriti i criteri precisi per cui poter essere o non essere BdT (fondamentale per evitare l’utilizzo improprio del “nome”). Importantissimo è essere entrati nel Terzo Settore: prima confluiva di tutto e di più (Associazioni, Cooperative ecc…), bisognava metterci mano. Sottosegretario Bobba, Ministro del Lavoro e delle Politiche sociale: ha cominciato a metterci mano: hanno chiesto alle associazioni di fare proposte per modificare la legge. Come Direttivo Nazionale delle BdT ci siamo riuniti in Friuli e abbiamo iniziato a riflettere sulle modifiche della Legge e sulla nostra proposta -> non ci piaceva il termine “impresa sociale”, meglio cooperativa sociale (impresa, anche lavoro nero; cooperativa, molto più difficile). In Italia siamo gli unici che scambiano senza denaro: non paghiamo neppure gli insegnanti (es. corso di pittura), contribuiamo all’ “economia reale”.
Le attività hanno sempre un valore di mercato, se proviamo a misurarlo: vedi libro “Banca del Tempo” -> contributo reale, economico, al territorio.
Nell’impianto generale della nuova Legge del Terzo Settore le BdT non sono entrate, rimandando questo “ingresso” della BdT ai decreti attuativi (riconoscimento specifico come BdT in una Legge nazionale).
La progettazione partecipata
Prendere parte/essere parte: processo della partecipazione come democrazia. Negli anni successivi -> efficacia della programmazione partecipata ai processi decisionali per perseguire obiettivi di promozione sociale. Dall’alto al basso (es. Legge su infanzia e adolescenza, è l’Ente locale che si rivolge agli enti non profit per progettare); successivamente, coinvolgimento dei diretti interessati. Le BdT nel loro modo di porsi incorporano i principi della progettazione negoziata, anche progetti dal basso, ad es. gestione del bene comune (parco pubblico), molte amministrazioni comunali hanno fatto regolamenti per questo. In tutte le fasi della vita della BdT questi principi sono le fondamenta su cui si poggia l’istituzione: mettere in comunicazione e a confronto punti di vista diversi (processi di autoapprendimento tra gli attori che partecipano a questo progetto).
Fasi progettazioneBdT:
- Condividere obiettivi, modalità di azione e relazioni con il territorio;
- A chi interessa questa idea, sia nel gruppo promotore, sia nel territorio: fare indagini nel territorio (analisi dei bisogni e vincoli, anche somministrando piccoli questionari, dati ISTAT sulla popolazione);
- Conoscere meglio e delimitare l’ambito territoriale e coinvolgimento degli attori che fanno parte del territorio: lettura dei “piani di zona”;
- Invitare i diversi tavoli del territorio (le BdT sono trasversali a tutti i tavoli);
- Attivare le risorse, mai porsi con modalità assistenziali. Valorizzare le associazioni e le capacità individuali delle persone (lo scambio tra…). Ragazzi con disabilità psichica/cognitiva coinvolti in attività del GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) che è una delle attività svolte dalla BdT;
- Destinatari, obiettivi generali, obiettivi specifici, attività che si vogliono attuare, risultati attesi, budget previsionale (spese eligibili, fideiussione ecc…)
Favorire in tutti i modi il capitale sociale: la progettazione partecipata non cessa con la fase di costituzione della BdT, ma continua sempre. Il gruppo deve mantenere elevato il livello di progettazione partecipata e di monitoraggio delle attività (criticità e strategie).
Questo è il modo di lavorare delle BdT: ogni tanto ci si ferma e si cerca di fare il punto, ad esempio volendo allargare il numero dei correntisti (se non raggiungo l’obiettivo, devo cercare di capire perché) -> verifica, valutazione, ri-orientamento delle fasi successive del progetto, che va sempre e comunque discusso nel gruppo.
Terzo Settore: anche nei suoi rapporti con le istituzioni, sente l’esigenza di introdurre indicatori che riescano a trovare un equilibrio tra una quantificazione numerica e qualitativa (beni relazionali, percezione del livello di felicità e qualità della vita): questionari e interrogazioni da rivolgere ai correntisti.
Ruolo del tecnico e del facilitatore (quest’ultimo serve in ogni BdT): facilita le relazioni, scioglie i nodi conflittuali, ma non deve prendere sulle sue spalle tutto: ci deve essere cura che proprio il processo continuo di progettazione partecipata crei delle competenze diffuse. Pericolo: adagiarsi. Dobbiamo sempre riverificare.
FASI DI REALIZZAZIONE DELLA BANCA DEL TEMPO
(esempio tratto dal progetto dell’Università degli Studi di Padova)
Prima fase (individuazione):
- individuazione del gruppo promotore;
- formazione di un gruppo motivato che individuerà un coordinatore;
- scelta del nome e del logo;
- individuazione dei partner interni di progetto;
- individuazione dei partner esterni di progetto.
Seconda fase (progettazione partecipata):
- prima bozza di progettazione;
- test di usabilità e accessibilità di piattaforme e database esistenti già utilizzati altrove (ANBDT);
- formazione dei primi operatori;
- definizione puntuale del progetto con il supporto dell’ANBDT.
Terza fase (discussione e approvazione):
- stesura dello Statuto e del Regolamento della Banca del Tempo;
- approvazione del progetto da parte degli Organi di Ateneo.
Quarta fase (organizzazione):
- eventuale sviluppo di una piattaforma/database ad hoc;
- ricerca degli spazi per l’apertura degli sportelli (Padova e Agripolis per iniziare);
- acquisizione degli strumenti per il lavoro degli operatori di sportello;
- creazione dei materiali cartacei per la gestione degli scambi (tessera di iscrizione con il numero del c/c, il libretto degli assegni, il Regolamento firmato e lo Statuto, il foglio della privacy da firmare, l’eventuale elenco delle attività ecc…).
Quinta fase (promozione e reclutamento):
- promozione dell’iniziativa anche con la collaborazione dell’Amministrazione e delle istituzioni (capillare attività di informazione sulle finalità e sul funzionamento della BdT);
- reclutamento di ulteriori operatori per gli sportelli;
- formazione di ulteriori operatori.
Sesta fase (apertura della BdT):
- inaugurazione degli sportelli;
- apertura degli sportelli;
- colloqui con e iscrizione dei correntisti (è importantissimo dedicare tempo al colloquio, dobbiamo capire chi sono i correntisti e che cosa vogliono, cosa possono dare). Il contatto non finisce qui, va mantenuto, non siamo burocrati, ma agenti di socialità, promotori di cittadinanza attiva;
- consegna Regolamento dello sportello e invito alla lettura per passare all’iscrizione solo dopo lettura e chiarimenti, eventualmente anche tornando in un secondo momento;
- compilazione scheda di iscrizione (numerata) con i dati personali e registrando il dare e avere;
- ritiro regolamento e/o statuto firmato e foglio della privacy compilato (la BdT è un mediatore, ma non ha la responsabilità della qualità degli eventuali scambi, né di eventuali danni a cose e persone);
- consegna tessera di iscrizione, numero del conto correntista, blocchetto degli assegni ed eventuale elenco delle attività;
- realizzazione delle prime attività (es. “Mediatore per l’inclusione” e “Orti sociali”);
- incontri di monitoraggio con ANBDT a 3-5 mesi dall’apertura della nuova banca (criticità emerse, strategie e soluzioni adottabili) e ad un anno (criticità emerse, strategie adottate per risolverle, eventuale ri-progettazione in vista del miglioramento del progetto).
Giovedì 21/09/2017
Dott.ssa Giulia Forino, CSV (349 4709713)
Accompagnamento gratuito delle associazioni – crescita e potenziamento dello stare insieme nell’organizzazione (godere di buona salute)
In Italia: dalla scuola al mondo del lavoro imprinting individuale, non si è abituati a lavorare in gruppo, non c’è crescita sulla responsabilità, l’azione di delega impossibile. È un sistema che sta fallendo, che inizia dai primi anni del percorso scolastico. Ci sono organizzazioni piccole, che si sono organizzate bene e sono cresciute esponenzialmente.
Esperienza di “Roma altruista”: grande bacheca con richiesta di prestazione volontaria a chiamata -> produce in realtà un depotenziamento rispetto all’azione associativa, perché l’azione si conclude svolgendo bene la prestazione; la differenza la fa la partecipazione (se scelgo di aderire ad un’associazione, scelgo di prenderne parte, di portare avanti un’idea, una visione delle cose insieme agli altri). Non serve associarsi per essere cittadini attivi.
Un’associazione, per funzionare bene, ha bisogno di 25-50 persone. Al di sopra avrà necessità di suddividersi in “sezioni”.
1° esercizio in coppia e poi in gruppo da 4: quanti quadrati vedi in questa figura indipendentemente dalla posizione nel foglio?
Dimensione del gruppo: 4-5 persone (oltre questo numero si crea confusione, si confondono le idee). Il numero non è rigido: dipende dall’obiettivo. Le responsabilità di gestione nelle organizzazioni devono essere condivise: nella nostra legislatura noi abbiamo sempre un “capo”, ma abbiamo la chance del “vice” (tra l’altro, non è possibile far crescere il proprio pensiero se non ci si confronta). Per lavorare bene, devo lavorare in micro gruppi. Da evitare l’esagerata democrazia (cfr. comitati di quartiere o riunioni di condominio). È difficilissimo comunicare, negoziare e trovare un accordo: l’elasticità è inversamente proporzionale all’interesse (più una cosa mi interessa, meno sono disponibile a cambiare visione). Più cresciamo, più ci costituiamo un nostro sistema di codifica della realtà, meno siamo disponibili a modificarci e a modificare l’organizzazione. Siamo pieni di recinti mentali. L’associazione è come una palestra, la solidarietà, dare il mio tempo e lo scambio devono diventare un modus operandi della vita di chi aderisce all’associazione, se no si tratta di un esercizio di stile.
2° esercizio, descrizione di un disegno geometrico ad una platea che non lo conosce:
Importante prepararsi alla comunicazione efficace (prima devo parlarne con qualcuno che è tabula rasa, che non sa nulla della tematica che voglio presentare), pensando al linguaggio che dobbiamo utilizzare e all’atteggiamento da tenere: contatto visivo sempre attivo, gesti che aiutano, esempi che richiamano alla mente cose note (“come se”, “come quella volta”); attribuzione dei ruoli alle persone a seconda delle loro capacità e inclinazioni. Altra cosa sono le regole, che non devono corrispondere all’identità di qualcuno, devono essere funzionali all’organizzazione e vanno verificate nel tempo (le regole nascono, ma a volte non hanno più senso di esistere e vanno modificate). Le regole devono avere sempre una motivazione: se non riusciamo a dare una spiegazione delle regole, significa che non servono.
Importante programmare anche in termini di tempo: anche il tempo va monitorato, bisogna darsi delle scadenze e rispettare i tempi, c’è comunque spazio per aggiustare la programmazione, ma anche il tempo per ciascuna azione va governato.
Imparare a monitorare e verificare le cose. Come si verifica? Si può dire che una cosa non è andata solo se si ha una proposta alternativa (l’errore è funzionale solo se ci permette di trovare una soluzione, se no si rischia l’affossamento dell’attività/iniziativa). La critica serve solo se ha un’alternativa di crescita. Importante anche il rinforzo positivo.
Impariamo ad utilizzare gli strumenti tecnologici per quello per cui sono stati progettati (Whatsapp, Facebook, ecc…): i luoghi della discussione sono altri (riunioni, assemblee ecc..)
Importante: programmare dei momenti in cui, a prescindere dalle attività e dai problemi organizzativi, ci si confronta sulle finalità: siamo ancora d’accordo con i principi per cui l’organizzazione è nata? Gli obiettivi sono portati avanti correttamente rispetto alla visione dell’organizzazione? Lo Statuto va ancora bene così, o va modificato? Come tradurre e soprattutto mantenere nel tempo valori fondativi condivisi?
Marialuisa Petrucci – Presidente onorario ANBDT
Cosa vedete in questa figura? (La figura di Boring). In particolare nello scambio reciproco della BdT dobbiamo saperci “spostare” verso il “punto di vista” dell’altro.
Il colloquio
Chi fa il colloquio, in particolare, deve avere la disposizione corretta verso l’altro (empatia, capacità di ascolto attivo, capacità di far emergere che cosa il correntista possa dare e che cosa possa avere attraverso domande che sollecitano il dialogo raccolta di informazioni senza giudicare – sospensione del giudizio-, comprensione dei bisogni inespressi).
Domande aperte, dobbiamo parlare meno possibile, dobbiamo invece essere molto attenti, ascoltare con atteggiamento sereno e comunicazione non verbale accogliente. Non pubblicare nel sito informazioni del tipo “per aderire alla BdT devi venire in sede e riempire il modulo che trovi qui”.
Esplicitare il motivo per cui facciamo eventuali domande. È preferibile che il primo approccio tra le persone che fanno lo scambio avvenga in sede, dove hanno modo di conoscersi.
La scheda di iscrizione è compilata dall’operatore dello sportello, una volta concluso il colloquio, nel corso del quale abbiamo riassunto il contenuto del colloquio stesso per far capire all’altro che lo abbiamo compreso.
Le domande: strumento di comunicazione:
- Avviano la comunicazione
- Dimostrano interesse verso l’altro
- Aprono i rubinetti della comunicazione
- Aiutano le persone a trovare da sole le informazioni e soluzioni
Domande per chi afferma di non sapere cosa “DARE”:
- Cosa ti piace fare (con le mani, con la testa, con il cuore)?
- Cosa ti viene naturale, spontaneo?
- Cosa sai fare con il minimo sforzo?
- Quali sono i tuoi talenti, le tue qualità?
- Quali attività ti danno soddisfazione?
- Quali sono i tuoi talenti?
- Che altro ancora?
Domande per chi afferma di non sapere cosa “RICEVERE”:
- Quali sono le attività che ti richiedono più sforzo, energia?
- Cosa ti piacerebbe apprendere, imparare, conoscere?
- Cosa ti incuriosisce?
- Cosa renderebbe più leggera la tua giornata o la tua settimana?
- Cosa ti può davvero essere utile?
- Cos’altro ancora?
Il tempo liberato (spazi di tempo per noi) dalla stanchezza, dalle corse. Non corrisponde al “tempo libero” dal lavoro.
Meglio non dare l’elenco delle attività di gruppo, perché vincolano.
GLI SCAMBI
Individuali: cfr. scheda scambio individuale, che può essere digitalizzata e inviata con e-mail ad entrambe le persone dello scambio per conferma; quando è confermato il numero di ore, si registrano le ore nel database a favore di chi ha svolto la prestazione.
Di gruppo: il coordinatore deve essere presente al primo incontro per spiegare come funziona la compilazione della scheda di scambio di gruppo. L’insegnante ha un credito finale corrispondente alle ore effettivamente dedicate per svolgere la sua prestazione (se si tratta, ad es., di 10 lezioni di inglese da due ore ciascuna, riceverà un assegno di due ore da parte di ciascuno dei partecipanti). I partecipanti hanno un debito di ore corrispondente a quelle frequentate, che è registrato sulla scheda di scambio di gruppo (es. file excel) e che sarà registrato nel database dalla segreteria dello sportello. Tutte le ore in esubero rispetto a quelle già accreditate all’insegnante, vanno alla BdT (monte ore della Banca: quando la Banca deve pagare paga con questo monte ore).
Alla pari: “tandem learning” o “tandem doing” -> nessuno è maestro e nessuno è allievo, si fa qualcosa in due, insieme (anche un giro in bicicletta, una partita di scacchi ecc…): entrambi i componenti della coppia avrebbero un’ora di credito e di debito.
Tra due associazioni vale come in uno scambio individuale.
Evitare le accezioni: corso, lezione, insegnante, professionista ecc… (vedi discussione sul problema che gli scambi delle BdT tolgono il lavoro agli altri)
Lettura consigliata: Paul Mason: “Post-capitalismo”
SOFTWARE
Bisognerà studiare opzioni organizzative che prevedano di eliminare il più possibile l’utilizzo della carta. Per il momento, sarebbe necessario avere 3 raccoglitori:
- per gli scambi individuali/alla pari attivi e per gli scambi di gruppo attivi;
- per gli scambi individuali/alla pari conclusi e da registrare (con l’assegno pinzato insieme)e per gli scambi di gruppo conclusi e da registrare (con l’assegno pinzato insieme);
- per gli scambi registrati (con numero dello scambio/degli scambi, assegno pinzato e scritta “registrato”
Ciascuno scambio viene registrato alla fine dello scambio (consegna assegno) a scopo di contabilizzare le ore a debito e a credito e a scopo statistico. Se due persone (scambio singolo-individuale o alla pari) o anche nello scambio uno a molti (gruppo) dovessero ripetere lo stesso identico genere di scambio (con la stessa persona che dà e lo stesso/gli stessi che riceve/ono), si può risalire al “vecchio scambio” registrato e modificare solo la data di inizio prevista per registrare il nuovo scambio.
Ciascuno scambio, avendo un numero progressivo associato, deve essere registrato separatamente, quindi se anche uno scambio prevede tre date, ciascuna data corrisponderà, nella registrazione, ad uno scambio diverso (con numero progressivo diverso): nel caso dello scambio di gruppo questo permette di registrare le differenze nella partecipazione, da parte delle diverse persone coinvolte (differenze nelle ore a debito).
Per il momento non è possibile sapere quali siano le attività offerte dalle altre banche, con le quali, tuttavia, è possibile lo scambio (le banche, in questo caso, fanno da tramite, utilizzando ancora per un po’ il semplice telefono).
Il monte ore della banca è il capitale sociale della banca (per gli scambi tra la banca e il correntista e per essere cedute alla città).
UN PO’ DI STORIA
Livia Turco -> Legge 53/2000
Nasce Tempomat (Osservatorio nazionale Banche del Tempo) che chiude nel 2003 e così le banche restano senza un fili di collegamento.
In occasione di un convegno a Firenze, l’assessore di allora invita molte BdT a presentare il proprio progetto. Marialuisa partecipa: il progetto di Roma è originale, sia per la modalità con cui le BdT romane sono nate, sia per come si sono evolute (città con maggior numero di BdT mantenute nel tempo). Finita la presentazione, Marialuisa ha percepito che nella platea c’era un’attesa: tessere il filo della relazione tra banche, uscire dall’isolamento. Invito a Roma per tutti.
La presidente della Banca del Tempo di Alì Terme, Nina Di Nuzzo, invita in Sicilia le BdT allora presenti alla loro festa di inizio estate per cominciare a discutere di un possibile percorso: Gallarate (Lombardia), Preganziol (Veneto), Casarsa (Friuli), Bologna (Emilia Romagna), Roma (Lazio) e naturalmente la Sicilia con Alì Terme nel 2004.
L’ANBDT nasce ad Alì Terme con la firma dell’Atto costitutivo nel 2007, dopo aver girato e conosciuto banca dopo banca. Lo Statuto viene scritto insieme a Sergio Zamarella. La sede della segreteria è a Roma (quella del coordinamento di Roma messa a disposizione per l’ANBDT). Presidente per 10 anni è stata Marialuisa, 2 vicepresidenti: Nina di Nuzzo in Sicilia per il Sud e Grazia Pratella, attuale Presidente, per il nord. Primo convegno dell’ANBDT è stato nel 2008.
L’Assemblea dei soci viene convocata ogni tre anni, e nell’ultima assemblea del 2016 il direttivo, eletto dall’assemblea, ha successivamente eletto il Presidente Grazia Pratella e due vice presidenti, Leonina Grossi di S.Giustina (Rimini) e Armando Lunetta di Catania. Marialuisa è ora Presidente onoraria.
In questa legislatura la deputata Roberta Agostini ha presentato una proposta di legge che era stata presentata nella precedente legislatura, di riconoscimento dell’identità delle BdT.
Oggi siamo stati riconosciuti nei decreti attuativi della Legge sul Terzo Settore.