Rapporti con le istituzioni

QUALE SINERGIA FRA ISTITUZIONI E BANCHE DEL TEMPO IN ITALIA?

Le banche del tempo sono  previste  dalla legge 53/2000 che all’art.27 recita:

“Per favorire lo scambio di servizi e di vicinato, per facilitare l’utilizzo dei servizi della città e il rapporto con le pubbliche amministrazioni, per favorire l’estensione della solidarietà nelle comunità locali e per incentivare le iniziative di singoli e gruppi di cittadini, associazioni, organizzazioni ed enti che intendano scambiare parte del proprio tempo per impieghi di reciproca solidarietà e interesse, gli enti locali possono sostenere e promuovere la costituzione di associazioni denominate “banche del tempo”.
Gli enti locali, per favorire e sostenere le banche del tempo, possono disporre a loro favore l’utilizzo di locali e di servizi e organizzare attività di promozione, formazione e informazione. Possono altresì aderire alle banche del tempo e stipulare con esse accordi che prevedano scambi di tempo da destinare a prestazioni di mutuo aiuto a favore di singoli cittadini e della comunità locale.
Tali prestazioni devono essere compatibili con gli scopi statutari delle banche del tempo e non devono costituire modalità di esercizio delle attività istituzionali degli enti locali.”

Questo articolo di legge nasce  a seguito di un ampio dibattito parlamentare e mira fra l’altro a favorire e sostenere la maternità e la paternità dando valore a esperienze già esistenti dal 1994.
Dalla sua lettura appare evidente che dovrebbero essere gli enti locali  promotori e tutori delle banche del tempo, sia attraverso la concessione di locali che tramite la diffusione della conoscenza e la promozione di queste organizzazioni fra la popolazione.
La realtà italiana ci racconta che generalmente, salvo in casi eccezionali, non solo sono mancati   interesse e progettualità nelle istituzioni, ma anche dove gruppi di cittadini si sono auto-organizzati e costituiti in associazioni “banche del tempo” sviluppando una rete di relazione fra gli iscritti e  poi fra le banche stesse, spesso le istituzioni hanno mantenuto un rapporto distaccato se non disinteressato.
In questa assenza del “pubblico”, i gruppi spontanei di cittadini nati sull’onda della legge e delle diverse esperienze locali, hanno caratteristiche spesso  diverse gli uni dagli altri e questo è sicuramente  positivo sotto l’aspetto della creatività ma non altrettanto lo è per quanto riguarda le reali e pressanti esigenze del welfare locale.
Attraverso un  report ricavato nel 2009 dalle risposte di circa 120 banche del tempo italiane, laddove si parla fra le altre domande di adozione di una convenzione con l’ente locale, si evince che mediamente la convenzione è adottata solo nel 50 per cento dei casi.
Troppo poco per pensare che la loro attività sia realmente a sostegno delle famiglie e dei cittadini fragili.
In altri paesi, (stiamo in questo periodo sviluppando  relazioni con Spagna e Portogallo), questo tipo di associazioni vede una forte progettualità pubblico/privata: soprattutto la formazione degli operatori è vista come un momento qualificante nella vita dell’associazione.
A tale proposito il 26 per cento delle  banche intervistate vorrebbe potenziare gli scambi rivolgendosi a una più ampia popolazione, il 25 per cento chiede incontri sulla comunicazione sia  per sapersi proporre all’esterno sia per comprendere meglio le esigenze dei propri iscritti, il 21 per cento vorrebbe avere maggiori conoscenze contabili e amministrative, il 17 per cento è interessato a progettare.
La formazione riguarda i  nuovi iscritti che vogliono affrontare un nuovo modello di esperienza e   i meno nuovi che vogliono mantenere attive le loro capacità potenziandole e rivolgendole al soddisfacimento di bisogni cui un ente locale di per sé non può andare incontro.
Con una progettualità idonea e la collaborazione di enti e associazioni in rete, le banche del tempo potrebbero rappresentare  un reale sostegno anche per casi limite.
Per migliorare l’incisività delle banche del tempo e uniformare le modalità di azione che svolgono  bisognerebbe che le istituzioni cominciassero a crederci veramente: è emblematico  il caso della città di Roma dove già nel 1997 il Comune aveva favorito e patrocinato l’apertura di una banca del tempo per ogni municipio attraverso sportelli che funzionavano come vere banche dove i cittadini versavano e prelevavano ore di  tempo.
Alcuni sportelli romani hanno ora quasi 2000 correntisti ma, nonostante l’entità,  la potenzialità delle banche del tempo potrebbe essere ancora maggiore, arrivando a coprire una buona parte di richieste dei cittadini.
Se fino ad ora questo tipo di associazioni ha rappresentato un fenomeno di nicchia,  il momento particolare di crisi istituzionale economica e sociale in cui viviamo  richiederebbe una rivisitazione dell’esistente.
Il maggior numero di banche del  tempo si registra in Piemonte e in Lombardia (particolarmente nella provincia di Milano) e  a Roma  dove rappresenta un fenomeno cittadino.
Un salto qualitativo importante è stato fatto come coordinamenti e come banche del tempo  aderendo all’Associazione Nazionale Banche del tempo, nata nel 2007.
Oltre a monitorare le banche italiane e formulare un accordo assicurativo per i soci, fornire materiali e documentazione, organizzare e promuovere la giornata nazionale delle banche del tempo, l’Associazione nazionale sta lavorando sulla formazione cercando di sviluppare un modello  uniforme per tutta Italia e anche (attraverso un progetto europeo approvato in Luglio 2010 e già avviato) raccordarsi per la formazione a livello europeo.
In generale le banche del tempo hanno bisogno di poco denaro, quando l’ente pubblico interviene con la sede, le spese telefoniche, internet e poco altro, è sufficiente il versamento da parte degli iscritti di una piccola quota associativa annua; tutto dipende dalla convenzione scritta (dove esiste)  fra l’ente pubblico e l’associazione.
Se mancano queste cose evidentemente  la banca del tempo deve fare ricorso a finanziamenti che possono giungere dalla partecipazione a progetti, da enti e sponsor privati, da pubbliche sottoscrizioni.
Anche qui manca però in Italia una uniformità di comportamenti.
Si nota invece dal report l’interesse delle banche del tempo a adottare forme associative precise, statuti, quindi una richiesta forte di legalità e regolamentazione.
Da sottolineare che il 50 per cento delle banche del tempo ha adottato una polizza assicurativa specifica per i propri soci.
Ultimamente la crisi economica ha  penalizzato  gli Enti Pubblici  che vedono ridotte in modo considerevole le risorse  e il danno di questa situazione va a ricadere ancor più sulle fasce deboli della popolazione che tendono a dilatarsi per numero e caratteristiche.
La risorsa banche del tempo aumenta la coesione sociale, la socializzazione e mette in gioco competenze e  servizi  a costo monetario zero, perchè lo scambio è in tempo e non in denaro.
E’ importante che sia riconosciuto il forte ruolo delle Banche del Tempo ai fini della socialità: senza il sostegno degli enti pubblici le Banche (che scambiano Tempo e non Denaro) hanno grandi difficoltà e molte, soprattutto nei territori più a rischio, hanno vita breve.
La banca del tempo non si inventa, occorre un forte lavoro di elaborazione culturale e una profonda convinzione sociale;  si cerca di lavorare sull’empowerment come ricerca all’interno di sé delle proprie capacità e delle potenzialità inutilizzate.
Si tratta quindi di una attività di tipo volontario che dovrebbe essere valorizzata dall’ente pubblico anche in considerazione del lavoro di rete che come associazione nazionale stiamo facendo e che mira a una diffusione su tutto il territorio  italiano di buone prassi condivise, quindi non qualcosa di teorico o solo legato ad alcune esperienze, ma di ampiamente diffuso e in fase di allargamento a macchia d’olio.
Si pensa a un tempo che, in modo circolare così come accade per il denaro, venga messo a disposizione di chi ne ha bisogno sotto forma di piccoli servizi, quelli che le donne e gli uomini di casa sono sempre stati abituati a svolgere.
Dal cambio della lampadina, alla riparazione della gamba del mobiletto, alla sintonizzazione del decoder, al ritiro della ricetta dal medico, alla cura degli animali o delle piante, al portare un anziano dal medico, all’aiutare un bambino a svolgere un compito.
Oggi io posso aver bisogno del ritiro della ricetta, domani tu puoi aver bisogno della piccola spesa che può fare un altro iscritto, il quale a sua volta potrebbe aver bisogno dopodomani che gli si protocolli una lettera, si ritiri un libro in biblioteca o altro.
La segreteria della banca del tempo riceve le richieste e le smista secondo una lista di possibilità che ha nel suo portafoglio; maggiore è il numero degli iscritti, maggiori sono le possibilità delle banche del tempo di soddisfare le richieste. In alcuni casi è possibile vedere on-line le disponibilità delle banche che sono poi le disponibilità degli iscritti.
In cambio di quanto le banche del tempo ricevono dagli enti pubblici, gli stessi possono chiedere ore di tempo alle banche, quindi anche qui c’è uno scambio e le istituzioni possono avere dei vantaggi notevoli nel sostenere queste associazioni, senza costi e senza peraltro sostituire posti di lavoro perchè si chiedono attività che in nessun altro modo potrebbero essere fornite.
La convenzione è lo strumento attraverso cui avviare questo progetto di coordinamento che prevede  anche verifiche periodiche e monitoraggi allo scopo di valutare i risultati e aumentare le potenzialità con un costante rapporto ente locale/banca del tempo.
Si tratta quindi di sviluppare sinergia e welfare locale non solo oggi per far fronte alla crisi economica ma anche per aprire un importante capitolo di “ben-essere” e ben-fare” in una diversa gestione della cosa e delle risorse pubbliche nell’ottica della razionalizzazione e che non tenga conto solo di PIL ma anche e soprattutto di “risparmio”, “ricchezza condivisa”, “mutuo aiuto”, tutti termini che se non le istituzioni almeno molti cittadini sembrano aver ormai compreso e fatto propri nella pratica quotidiana.

Pubblichiamo qui di seguito un Modello di Protocollo di intesa tra Banca del Tempo e Comune

Modello Protocollo intesa BdT e Comune