Banche del tempo, tra sogni e opportunità: aumentano gli iscritti e la voglia di condivisione
Fonte: www.liberoquotidiano.it
Maria Luisa Petrucci, presidente onorario dell’Associazione Nazionale delle Banche del Tempo: “E’ cresciuta la consapevolezza del valore della reciprocità.”
“Da piccola avevo un sogno, suonare il pianoforte. Grazie alla Banca del Tempo ho avuto la possibilità di realizzarlo”. L’esperienza di Maria Luisa Petrucci, presidente onorario dell’Associazione Nazionale delle Banche del Tempo, è il simbolo di quello che incarnano questi luoghi: mutuo aiuto, condivisione, opportunità di realizzare i propri desideri. E gli iscritti con il tempo aumentano.
La crisi ha fatto crescere il numero di queste associazioni. Ma quello che tiene a sottolineare Petrucci, “è che grazie forse alla crisi, che ci ha fatto pensare agli antichi valori della solidarietà, è cresciuta la consapevolezza del valore della reciprocità, se dai devi anche ricevere. La crisi, che nel sociale accentua i disagi delle persone, ha fatto vedere con maggiore chiarezza l’importanza delle Banche del Tempo”.
“Noi finanziariamente non possiamo dare una risposta, non possiamo dare un lavoro – spiega – ma è utile sapere che c’è un luogo dove puoi andare a condividere quello che sai fare con altre persone. La Banca del Tempo aiuta sotto il profilo relazionale e sotto il profilo di un eventuale percorso lavorativo. Se sono un bravo elettricista alla Banca del Tempo ho la possibilità di farmi conoscere”.
Quella che si va diffondendo dunque è la cultura della reciprocità. Con una ricaduta anche economica. “Due anni fa su 90mila ore scambiate a Roma – riferisce Petrucci – facendo una media di 15 euro all’ora, c’è stato un volume di affari di un milione di euro”.
Il cambiamento tra richieste e offerte rispetto a una volta è legato sì alla crisi ma anche al mutamento dei bisogni. “La Banca del Tempo è un progetto secondo me rivoluzionario – sottolinea la presidente onorario dell’Associazione Nazionale – perché cambia il modo di approccio alla vita. In una Banca del Tempo avviene uno scambio, per cui ti devi fidare dell’altra persona, devi entrare in empatia con l’altro e tu stesso ti metti in gioco. E’ un modo di vivere la relazione nel quartiere e nella città. Rispetto a prima c’è una maggiore consapevolezza. La Banca del Tempo è quello che esprime meglio il concetto di bene relazionale, perché presuppone un rapporto con l’altro che va al di là dell’utilità, entri in sinergia con l’altro, lo accetti e costruisci un tessuto sociale all’interno dei territori, che ha poi a sua volta uno sbocco in quello economico”.
“Tessere il Tempo” è l’immagine che secondo Petrucci meglio rende le attività di queste associazioni: “Noi lo facciamo con le relazioni e il tessuto che ne viene fuori è quello del sociale: maggiore sicurezza, maggiore benessere, maggiore condivisione, che ha poi una ricaduta sotto il profilo economico”.
Le Banche del Tempo in Italia sono nate negli anni ’90 da un’elaborazione del pensiero delle donne, e all’inizio erano diffuse soprattutto al Centro-Nord. Poi si sono estese anche al Sud, grazie anche alla nascita dell’Associazione Nazionale, che “ha dato un grande impulso al loro fiorire nei territori, soprattutto in Sicilia e in Puglia. Proprio in Sicilia – spiega Petrucci – ho voluto costituire l’Associazione Nazionale, per dare un segnale forte”.
In Italia le Banche del Tempo “sono circa 450, quelle iscritte da noi sono 200, ma sono dati da prendere con cautela. Ci vorrebbe infatti un osservatorio che realizzasse un’indagine per avere stime precise – dice la presidente onorario – I nostri iscritti sono 25mila, solo a Roma ne contiamo più di 9mila”.
“Quando sono nate il 97% era costituito da donne. Oggi invece contiamo un 65% di donne e il resto sono uomini. Il profilo culturale è medio alto, con diplomati e laureati. L’età si mantiene nella fascia dai 55 ai 70 anni, ma c’è anche un 20% di giovani”.
Le attività che vanno per la maggiore sono quelle che riguardano i saperi. “C’è un grande bisogno di cultura” dice la presidente onorario dell’Associazione Nazionale. In cima alle richieste ci sono le attività che riguardano “computer, programmi e internet, molto frequentate dalle donne, poi le lingue e attività come ginnastica posturale e shiatsu. C’è lo studio del disegno, ma anche la compagnia, l’andare a teatro insieme, al cinema o a fare una passeggiata. Molto richiesto è l’accompagnamento in auto, e poi ci sono le lezioni per i ragazzi che vanno a scuola, ma anche un locale da condividere. A Roma abbiamo un centinaio di ragazzi che si incontrano il sabato e la domenica per studiare, non hanno luoghi di ritrovo e in cambio ci stanno ripulendo il giardino abbandonato della scuola”.
Ma come ci si iscrive? “Si viene in una delle sedi (l’elenco è sul sito www.associazionenazionalebdt.it) si fa un colloquio, e si fa l’iscrizione. La prima volta, proprio per far scattare la fiducia, le persone si incontrano in sede” spiega Petrucci. “La nostra è una rete – sottolinea – E lo scambio avviene non solo tra persone fisiche ma anche tra persone giuridiche, come le altre associazioni“.
Petrucci racconta con emozione la sua esperienza: “Ho preso lezioni di pianoforte fino a 10 anni poi il maestro mi ha detto: o ne compri uno o vai in conservatorio. Non ho potuto fare né l’una né l’altra cosa e quindi questo sogno è rimasto in un angolo. A novembre alla Banca del Tempo è venuta una persona che mi ha chiesto di fare lezioni di musica. Ho guardato tra gli iscritti e ho visto che da poco si era iscritta una signora che dava lezioni di piano. Dopo una vita mi è di nuovo scattato questo desiderio. Ho organizzato un gruppo di musica, non pensavo di poter riprendere alla mia età. Mio marito, visto che si riaccendeva un sogno, mi ha regalato il piano e adesso faccio lezioni di pianoforte”.