Se dici che non hai tempo stai mentendo!
Fonte: www.terranuova.it
Sembra proprio che non ci sia tempo per niente, per respirare, per vedere i tramonti, per andare al cinema, per giocare con i figli. Ma è solo una menzogna. Ce lo spiega anche il Piccolo Principe.
“Se qualcuno ti dice di non avere tempo, non devi mai credergli”. Non so come mi sono ritrovato a dire questa cosa a mia figlia, tirandomi un po’ la zappa sui piedi, aprendo un varco a possibili accuse future. E smontando per sempre un facile rifugio per il mondo adulto. “Chi dice di non avere tempo mente agli altri, e soprattutto a sé stesso” ho detto. “Perché di tempo per vivere ce n’è in abbondanza. C’è chi ne ha di più, chi un po’ di meno, ma questo non conta: bisogna sfruttarlo a pieno”.
Credo che lei abbia capito. Ma le cose non basta capirle, bisogna anche farle. E lo dico in primo luogo a me stesso. Eh già, capita a tutti di pronunciare questa frase: non ho tempo! Non c’è tempo per lo yoga, per le passeggiate, per un tramonto sul mare, per l’escursione in montagna. Non c’è tempo per i figli, per una gita sul lago, per leggere un libro, per andare al cinema. Non c’è tempo per respirare a fondo o per guardarsi negli occhi con il proprio partner. In poche parole non c’è più tempo per vivere, o dedicarsi alle cose che contano, non vi pare? Ovviamente questa è una menzogna che continuiamo a raccontarci, ma forse non ne siete ancora convinti. Mi guardo intorno e vedo la stessa cosa: consegnamo la cosa più preziosa che abbiamo, il nostro tempo, al servizio di qualcuno o qualcosa che crediamo più grande, più importante di noi. L’azienda, la cooperativa, la scuola, il gruppo di amici, la società. Ogni giorno buttiamo il nostro tempo nel lavoro e in cambio riceviamo indietro quel po’ di elemosina che ci serve per vivere. Ci immoliamo in nome di valori altisonanti, ma in realtà sottraiamo del tempo prezioso a noi stessi, perdendo l’occasione di arricchire la vita anche a chi ci sta intorno.
A noi grandi verrebbe da dire che è tutta colpa del lavoro che ci consuma. Quanta frustrazione e quanti crimini che si commettono contro gli altri e contro l’ambiente in nome di questo benedetto lavoro! In effetti dopo diecimila anni di cosiddetta civiltà ci siamo inchiodati alla schiavitù: la maggior parte delle persone svolge quotidianamente un lavoro che non gli appartiene e che non serve a migliorare la propria vita, ma se va bene, a mettere in giro delle merci. Ognuno può scegliere se piegarsi o ribellarsi a questo grande ricatto, se saltare sulla giostra dei calci in culo, o decidere di cambiare gioco.
Ma anche nel tempo cosiddetto libero si aprono delle voragini pericolose che cerchiamo subito di arginare con qualche attività strutturata: la tv, facebook, o altri trastulli di poco conto, che a volte chiamiamo spudoratamente dei “passatempo”.
I bambini imparano presto a fare la stessa cosa. A scuola rimangono seduti per ore a far finta di ascoltare cose che non gli interessano. Molto probabilmente perché dall’altra parte c’è qualcuno che viene pagato per fare qualcosa controvoglia. Qual è la lezione che imparano? Dacci il tuo tempo e stai zitto!
A proposito, per usare bene il mio tempo sono stato con la famiglia al cinema a vedere Il Piccolo Principe. Mi ha colpito molto la scena del principe che si ricorda di essere stato un bambino, e si licenzia, dicendo addio all’uomo d’affari e al suo mondo grigio. La morale della favola sembra proprio questa: guardate le stelle, innamoratevi, coltivate le vostre rose e farete meno guerre. Una visione da figli dei fiori? Sì, in effetti manca qualcosa. Se non fosse che… nel film c’era anche questo.
Il pezzettino che manca è per proprio il lavoro. Non il tempo in cui ci prostituiamo in cambio di soldi. Ma il tempo che dedichiamo alla nostra arte, alla ricerca della nostra verità e della nostra vocazione. Ecco cosa vorrei spiegare la prossima volta a mia figlia: se vogliamo usare bene il tempo c’è bisogno sì di fantasia, ma anche di serietà, di quella sana autodisciplina che possiamo usare solo per le cose che ci appassionano. Nel film il lavoro di cui parlo è quello della bambina che, grazie forse a quella organizzazione un po’ maniacale ereditata della mamma manager, è stata capace di rilegare le pagine stropicciate di quel vecchio aviatore. Ma dove avrà trovato il tempo per farlo? Noi spettatori non lo sappiamo. Ed è giusto così. Ognuno deve trovare il suo tempo per le cose importanti. Il resto non conta. Non raccontiamoci altre storie!