Chi può fondare una banca del tempo?
Chiunque può fondare una Banca del Tempo. Bastano poche persone (4, 5) nel nostro caso abbiamo già 18 persone interessate alla creazione di una banca. Cosa devono fare questi individui? Devono costituire il gruppo promotore della Banca del Tempo. Si procederà, in seguito, a pubblicizzarla e a cercare l’adesione di nuovi soci. È fondamentale che, al momento dell’apertura a nuove persone, la banca possa contare su un gruppo promotore già esperto e, quindi, in grado di aiutare gli altri ad inserirsi.
Diversi vantaggi potrebbero aversi dalla gestione del servizio da parte del comune. Prima di tutto la messa a disposizione di locali e risorse hardware e software e di una linea telefonica. Tutti elementi essenziali per la gestione delle banca e poi un gruppo di cittadini difficilmente avrebbe il tempo necessario per la gestione dello sportello informativo, della segreteria, della gestione di domanda e offerta, della tempo-contabilità. Ricordiamoci che nella Banca del Tempo non esiste circolazione di moneta, non è un lavoro, di conseguenza non vengono pagato personale. Il servizio potrebbe essere realizzato senza particolare sforzo dall’informa giovani o dall’ufficio per i servizi sociali.
Come creare una Banca del Tempo?
Come tutte le altre associazioni, le Banche del Tempo sono regolate da un Atto costitutivo e dallo Statuto. Come previsto dalle leggi nazionali e regionali, essi devono essere registrati. È vivamente consigliato che sia il gruppo promotore a definire lo Statuto e il conseguente Regolamento. Una buona regola da rispettare, infatti, è che ogni nuovo socio aderisca all’Associazione potendone conoscere fin da subito sia lo Statuto sia il Regolamento che conterranno sia le regole costitutive dell’associazione, sia le modalità per l’adesione.
Si consiglia a chi intende costituire una BdT di prendere visione della documentazione ma sentire anche l’Associazione Nazionale per eventuali aggiornamenti legislativi.
La regola costituente
La regola di fondo che vige in tutte le BdT è “lo scambio”. Sinonimo di reciproca convenienza, lo scambio presuppone, per sua stessa definizione, che i soggetti che entrano in relazione siano attivi. Di conseguenza, diversamente che nel Volontariato (che si regge sul dono di aiuto ai bisognosi di assistenza), “la solidarietà che circola nelle B.T. non è a senso unico. È reciproca e alla pari. Il tempo scambiato è misurato in ore e l’ora è di 60 minuti per tutti, indipendentemente dalla professione, dalla classe sociale di appartenenza o dalle condizioni economiche delle singole persone”. In questo senso, le Banche del Tempo realizzano un egualitarismo pressoché perfetto.
Le BdT servono a soddisfare bisogni materiali e bisogni immateriali. Tra i primi, prevalgono quelli legati all’organizzazione quotidiana della vita delle persone e delle famiglie; tra i secondi, il bisogno di compagnia e di allargare la rete delle amicizie. Le banche, infatti, sono luoghi di socializzazione, che favoriscono anche la messa in comune di saperi e conoscenze. L’elenco degli aiuti che vengono scambiati e misurati in ore è molto lungo.
Può essere suddiviso in due grandi aree: la prima, la prevalente, è composta dalle prestazioni minute che riguardano lo svolgimento della vita quotidiana (la spesa, la cucina, la lavanderia, le relazioni con gli enti pubblici, i bambini, gli anziani, il tempo libero in compagnia…); la seconda, molto diffusa anche perché favorisce la socializzazione, riguarda lo scambio dei saperi. Cioè, il baratto delle conoscenze che le singole persone possiedono. Questo secondo tipo di scambi mette sullo stesso piano saperi esistenti sul mercato (computer, lingue, pittura, fotografia…) e saperi “fuori mercato”, nel senso che ad essi non è attribuito valore economico.